• Anno
  • 1945/1946
  • Categoria
  • Radio (o sintonizzatore del dopoguerra WW2)
  • Radiomuseum.org ID
  • 106022

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 Specifiche tecniche

  • Numero di tubi
  • 7
  • Principio generale
  • Supereterodina (in generale); ZF/IF 470 kHz
  • N. di circuiti accordati
  • 6 Circuiti Mod. Amp. (AM)
  • Gamme d'onda
  • Onde medie (OM), lunghe (OL) e più di 2 gamme di onde corte (>2 x OC).
  • Tensioni di funzionamento
  • Alimentazione a corrente alternata (CA) / 100-110; 115-125; 126-135; 150-160; 175-190; 210-220; 240-260 Volt
  • Altoparlante
  • AP elettrodinamico (bobina mobile e bobina di eccitazione/di campo) / Ø 25 cm = 9.8 inch
  • Potenza d'uscita
  • 6 W (qualità ignota)
  • Materiali
  • Mobile in legno
  • Radiomuseum.org
  • Modello: 9A26/1 - Marelli Radiomarelli; Sesto
  • Forma
  • Soprammobile basso, con andamento orizzontale (grosse dimensioni).
  • Dimensioni (LxAxP)
  • 700 x 410 x 335 mm / 27.6 x 16.1 x 13.2 inch
  • Annotazioni
  • Kurzwellen C1: 13,5 - 21m; C2: 20 - 32m; C3: 32,5 -50m

  • Peso netto
  • 20 kg / 44 lb 0.8 oz (44.053 lb)
  • Fonte dei dati
  • -- Original-techn. papers.
  • Letteratura / Schemi (1)
  • -- Original prospect or advert
  • Autore
  • Modello inviato da Carlo Di Spes. Utilizzare "Proponi modifica" per inviare ulteriori dati.

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RadioMarelli 9A26/1.

Storia di un restauro.

L’ho trovata in asta su ebay ed è stato amore a prima vista, mi riportava agli anni della mia fanciullezza, mi affascinava la forma e poi mi sorprendeva trovare in Germania una radio italiana del 1945.

Ho seguito l’asta fino a strapagarla ma ormai era mia!

Purtroppo le sorprese sono arrivate all’apertura del pacco, chi l’ha venduta non si era curato molto dell’imballaggio e quando ho visto venir fuori pezzi di vetro, schegge di legno e detriti di valvole vi confesso che ho sudato freddo e sono stato preso dallo sconforto. I danni erano piuttosto seri, lo chassis con le valvole montate era solamente poggiato nel mobile così pure il gruppo alimentatore con la rettificatrice ed i condensatori di filtro.

Nel trasporto questi componenti hanno battuto uno contro l’altro e contro il mobile frantumando alcune valvole, diversi condensatori, il vetro dietro la scala delle frequenze, la ruota che muove i condensatori di sintonia (una fusione di alluminio rotta in quattro parti), la catena che tramite una leva frontale muove i commutatori a pacco del cambio di frequenze saltata ed incastrata tra i variabili, spezzando il cordino dell’indice mobile, piegando la staffa di supporto della rettificatrice ed in fine danneggiando il mobile in vari punti fino a staccarne dei pezzi (vedi foto da 1 a 17).

 Dopo lo sgomento è subentrata la rabbia per uno scempio simile, ho contattato il venditore ma il suo comportamento, in linea con il modo di fare le sue cose, è stato estremamente scorretto e quindi non merita neanche di essere citato ed nel prosieguo verrà ignorato.

A mente fredda però mi cominciava ad appassionare l’idea di vedere fino a che punto ero in grado di rimettere in vita un oggetto in quelle condizioni, ho cominciato a vagare su internet alla ricerca di qualunque fonte di documenti e di notizie inerenti a quella marca ed a quel modello, purtroppo non ho trovato molta documentazione ma in compenso ho conosciuto nuovi siti e nuovi amici che mi hanno aiutato.

Non suoni come una sviolinata ma anche la scoperta e la iscrizione a Radiomuseum è stato uno dei miei arricchimenti conoscitivi.

Prima ancora che arrivasse il pacco, non so per quale presagio, mi ero già dato da fare per trovare un set di valvole nuove e dopo la constatazione dei danni ho provveduto immediatamente ad acquistare. Le valvole che si sono salvate sono la introvabile 6EA7G (eptodo), la 6BN8G, le altre come la 6K7, la 6L6 e la 6J7G (sostituita con una 6K7 !!!) erano sane perché con l’involucro di metallo. L’occhio magico la 6E5 mancava completamente.

Purtroppo alcune valvole non le ho trovate identiche come ad esempio l’eptodo 6EA7G della FIVRE, sostituibile con la 6L7G facendo delle modifiche al circuito, risulta quasi una valvola fantasma, nessuno la conosce, qualcuno ne ha sentito parlare ed in breve non ho trovato quasi niente come documentazione, ma ho scoperto che con la stessa sigla si trova solo un doppio triodo.

Anche la piedinatura non è stato facile trovare per poterla confrontare con la valvola simile che avevo acquistato ma qui mi è venuto in aiuto Radiomuseum che tra le valvole la cita ma senza foto e con nessun dato tecnico di riferimento ma che ho scoperto essere presente in uno dei tanti schemi della collezione.

Infatti sullo schema elettrico dell’Autovox RRA 663 del sig Alessandro De Poi c’è un bellissimo disegno della valvola in questione, anche se di forma GT invece che G ma questo riguarda solo la forma del bulbo, che ho prontamente copiato e che con il permesso di chi lo ha pubblicato vorrei utilizzare a corredo delle scarne informazioni che si hanno quando invierò la foto della 6EA7G.

Il primo passo nella ricostruzione è stato togliere tutti i componenti dal mobile, compreso l’altoparlante che era ancora collegato allo chassis ed all’alimentatore, riporre momentaneamente il mobile e gli altri pezzi e concentrarsi sul circuito.

Eseguita la pulizia da tutta la polvere e dalla molta ruggine che copriva le parti metalliche ho dato una rapida verniciatura con porporina di alluminio allo chassis per renderlo leggermente più accettabile.

Ho cominciato quindi a controllare la continuità degli avvolgimenti del trasformatore ed il suo isolamento, nonostante l’estetica un po’ arrugginita e la carta tra gli avvolgimenti che tendeva a sbriciolarsi era tutto a posto, ho scollegato i condensatori frantumati ed ho dato corrente per verificare se c’erano corti e se le tensioni erano rispettate.

Niente corti e le tensioni perfette, non ho mai visto un trasformatore avere ad esempio l’avvolgimento dell’anodica avere, rispetto al centro, due tensioni assolutamente esatte al volt. Ho montato la rettificatrice ed ho ricontrollato le tensioni, tutto a posto, ho spento e sono andato oltre.

 Ho sostituito le valvole mancanti, quelle metalliche le ho lasciate tranne la 6K7 al posto della 6J7G, ho recuperato la 6EA7G che aveva il contatto superiore staccato ed il bulbo scollato dallo zoccolo, ho prolungato il pezzettino di filo che usciva dal vetro ed ho risaldato il cappuccetto quindi con qualche goccia di collante ciano-acrilico ho fissato sia il polo superiore sia il bulbo allo zoccolo.

Anche alla 6BN8G, che aveva il bulbo fissato allo zoccolo con del nastro isolante, è stato fatto lo stesso incollaggio.

Ricollegato l’altoparlante e controllati tutti i collegamenti ho acceso l’apparecchio seguendo l’ottimo consiglio dell’amico Gian Paolo, che colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta, cominciando ad alimentarlo con tensione molto bassa e poi aumentando gradatamente nel tempo per dare modo ai condensatori elettrolitici di tornare lentamente in vita.

Tutto è andato bene tranne per il primo condensatore di livellamento, che aveva gia vistose tracce di fuoriuscita dell’elettrolito, il quale quando ha ricevuto la piena tensione è esploso.

Nonostante io sia a Roma, dove non si può dire che manchino i negozi di materiale radio, vi garantisco che è stata una impresa riuscire a trovare dei condensatori elettrolitici con isolamento intorno ai 400 volt, specie di quelli a sviluppo verticale.

Sostituito il condensatore e riaccesa la radio, ruotando i variabili direttamente dal perno perché la puleggia era dal tornitore per farla rifare, non dava segni di vita.

Ho cominciato allora a partire a ritroso dalla bassa frequenza per trovare il punto di interruzione e fortunatamente ho visto subito che mancava l’anodica alla preamplificatrice di BF.

Una delle resistenze della catena di alimentazione era interrotta. Fortunatamente custodisco ancora vecchi componenti quali resistenze e condensatori di quando ero piccolo e mio padre, pioniere del radiantismo di inizio secolo, utilizzava nei i suoi esperimenti dell’epoca.

Tra questi oggetti ho trovato la resistenza che mi serviva ed i condensatori frantumati dell’alimentatore. Sostituita la resistenza e riacceso il tutto ho finalmente captato tre o quattro emittenti in OC mentre le OM erano completamente mute.

Con l’oscilloscopio sono andato a controllare se tutti i circuiti dell’oscillatore locale funzionavano correttamente ma ho trovato che quello delle OM non dava segni di vita.

Guardando con la lente tra il groviglio dei circuiti ho scorto alcune spire del secondario della bobine dell’oscillatore delle OM che erano più lente delle altre, l’ho smontata e purtroppo era interrotta in più punti a causa dei detriti che l’avevano colpita. (vedi Foto 18)

Non avevo filo di quel diametro allora ho contato le spire danneggiate, le ho tutte svolte, ho saldato ed isolato con lo smalto i vari pezzi di filo, ho riavvolto tutte le spire nel numero esatto, ho rifatto il collegamento della bobina del primario che era solo avvolto al terminale ma non saldato, e quindi l’ho rimontata.

La prima ed unica stazione in OM che sono riuscito a captare è stata la Radio Vaticana, con un segnale molto forte e chiaro. La sensibilità però è molto limitata su tutte le gamme d’onda e le poche stazioni che si captano si ricevevano solo quando i condensatori variabili sono inseriti per più di tre quarti.

Per procedere ad un controllo più spedito ed accurato dei circuiti avevo necessità di uno schema facilmente leggibile, quello originale che avevo trovato aveva molte sigle praticamente illeggibili e molti fili, sfocati nei vari passaggi di fotocopiatura, non si riusciva a comprendere se nel punto di accavallamento erano passanti o collegati.

Ho deciso così di ridisegnare lo schema con un CAD integrando le parti oscure con il rilievo diretto dei circuiti, ho quindi sostituito tutte le sigle dubbie riportando vicino ad esse i valori dei componenti per evitare ogni volta di leggere la sigla ed andare a cercare il valore sulla tabella a parte.

Lo schema è già qui nel Radiomuseum a disposizione di tutti. Nel frattempo il tornitore mi ha rifatto la puleggia di sintonia ed il perno della manopola della sintonia che giunto piegato avevo provato a raddrizzare ma si era spezzato.

La puleggia originale aveva cinque razze e quella che mi aveva fatto, nonostante il campione in sue mani, era un disco pieno, mi sono armato di santa pazienza e con il seghetto a traforo ho ricavato le cinque razze così gli somiglia di più.

Riallacciare il cordino è un esercizio che mette a dura prova la tenacia delle persone, questa radio poi di cordini ne ha due, il primo collegato alla puleggia di sintonia, mosso dalla relativa manopola aziona un rocchetto con due diametri differenti, il più piccolo impegnato dal cordino anzi detto, il secondo dal cordino che muove l’indice sul display in modo da rapportare la rotazione di 180° dei variabili a tutta la corsa dell’indice.

Ben disossidato ed intrecciato, con una saldatura a stagno ben fatta il cordino originale è tornato al suo posto. Ho provato a questo punto a migliorare la sensibilità dell’apparecchio ritoccando la seconda MF ma purtroppo i nuclei fissati con la cera erano duri a muoversi e la piccola pressione esercitata per girarli li ha fatti scendere all’interno del tubetto di bachelite che supporta le bobine.

 Per recuperare i nuclei ho dovuto smontare la MF ed ho visto così che i nuclei erano supportati da una piccola forcella in cartone bachelizzato da 0,5 mm che impegnava la filettatura esterna dei nuclei stessi.

Le due forcelline, con la pressione esercitata si erano rotte,  le ho rifatte ed ho rimontato il tutto ma i nuclei piuttosto teneri, evidentemente deteriorati dal tempo e dall’umidità a cui la radio deve essere stata esposta per molti anni, perdevano materiale della filettatura contro le nuove forcelle ed uscivano dalla sede.

Se trovare i condensatori è stata un’impresa, trovare dei nuclei di ferrite da 7 mm. di diametro per 18 mm. di lunghezza non è stato possibile, gli unici che ho trovato sono dei nuclei da 5 mm. di diametro e 10 mm. di lunghezza con un foro esagonale al centro.

Per poterli utilizzare ho inserito nel tubetto di supporto delle bobine, per tutta la sua lunghezza, un pezzo di Velcro di adatta larghezza, separando la parte che porta i piccoli uncini ed arrotolandola.

 Ho quindi inserito i nuclei nel Velcro avvitandoli con una bacchettina di legno che avevo precedentemente reso esagonale. (Vedi foto da 19 a 23)

Il movimento dei nuclei è molto dolce e si possono avvitare e svitare senza forzare e senza esitazioni.

Ho rimontato il tutto ma riesco solo a captare dei segnali di disturbo o di innesco ma niente più emittenti, ormai la MF è completamente fuori taratura e non so neanche se i nuclei impiegati sono adatti.

Al momento non dispongo di un oscillatore di AF per poter tarare il circuito ma l’ho acquistato prontamente in asta su ebay e sono in attesa di riceverlo dagli USA. Nei tempi morti intanto, mentre cercavo di reperire le cose da sostituire o in attesa che mi arrivasse qualche idea sul come fare, ho iniziato il restauro del mobile.

A parte le ammaccature e le parti mancanti le cose peggiori che presenta sono gli esiti di una lunga esposizione all’umidità che ha portato allo scollamento degli strati del legno compensato che formano le parti curve del mobile, e la lucidatura che presuppongo fosse inizialmente a spirito e gommalacca, sulla quale sono stati applicati stati di vernice trasparente tipo copale che nel tempo si è cristallizzata divenendo fragilissima.

Ho quindi ripulito tutto il mobile dalle vecchie vernici riportando il legno a vergine, solo così ho potuto ricostruire le parti mancanti e sostituire l’impiallicciatura di mogano in più punti danneggiata. (Vedi foto da 24 a 26) Particolari cure ho dovuto mettere per ripulire il tessuto che è davanti all’altoparlante, ossidato nel tempo e macchiato per l’umidità.

Rimuovere il tessuto ha richiesto lo smontaggio del pannello interno sul quale è fissato l’altoparlante e staccare il tessuto fissato con grappette ridotte ormai un grumo di ruggine.

La fase successiva è stata quella di creare una cimosa sui bordi per evitare che durante la pulizia si allentasse tutto il tessuto, ho quindi fatto un cordoncino di colla vinilica sui margini e dopo asciugata ho trattato il tessuto con acqua ossigenata e candeggina.

Ha riacquistato un aspetto più decente anche se alcune macchie non sono venute via.(Vedi foto da 27 a 28)

Fissato nuovamente il tessuto al pannello sono passato a consolidare l’impiallicciatura che in molti punti è scollata dal sottofondo, ho infiltrato colla vinilica diluita sotto l’impellicciatura ed un buon 90% della superficie l’ho stabilizzata. Il lavoro più complicato è stato quello di ricostruire le parti di legno mancanti o seriamente danneggiate sia esterne sia interne al mobile. (Vedi foto da 29 a 37)

Per poter dilucidare il mobile senza pericolo di far migrare il colore delle modanature più scure sulle parti più chiare ho smontato tutti gli elementi del frontale che sono davanti all’altoparlante, li ho sverniciati, ritinteggiati e lucidati separatamente per poi rimontarli sul frontale dell’apparecchio.(Vedi foto 38)

Prima della lucidatura a spirito e gommalacca ho pareggiato il colore del legno, specie di quello sostituito, con del mordente al noce dato in più riprese e carteggiato molto finemente tra una mano e l’altra fino al raggiungimento di un colore il più uniforme possibile.

Ho quindi preparato la gommalacca nella proporzione di 70 gr. per litro di alcol utilizzando alcol da liquori per non sentire il cattivo odore di quello denaturato.

Le prime due mani le ho date a pennello e le altre con il piumacciolo intervallandole molto nel tempo per lavorare sempre su una superficie completamente asciutta onde evitare il rischio di sciogliere le mani precedenti. Il numero di mani è elevato per raggiungere una superficie sufficientemente lucida.

A questo punto è iniziato il rimontaggio, e siccome nel disassemblare le varie parti le vecchie viti erano completamente corrose dalla ruggine, alcune sono venute via facilmente ormai quasi prive di filettatura, altre cementate nei legni più duri le ho dovute fresarle dalla parte della testa con il Dremel per poterle portare via con il pezzo che fissavano e poi toglierle con la pinza.

E siccome i problemi non finiscono mai, quando sono andato a comprare le viti di ricambio con la mia bella lista ho scoperto che ormai le viti a legno come abbiamo sempre conosciuto non esistono più, oggi si trovano solamente viti autofilettanti tipo Parcker.

Mi sono rifiutato di comprarle e quindi, gambe in spalla ho iniziato a fare il giro di tutti i negozi di ferramenta che conoscevo fino a quando in uno di lunga tradizione, in un angolo dello scantinato un paziente commesso ha trovato dei fondi di magazzino di quelle viti che mi occorrevano. Alla mia richiesta di qualche decina di viti assortite, secondo il mio elenco, mi ha detto che non poteva perderci tempo e che se le prendevo tutte me le metteva un euro a scatola.

Morale con 6 euro ho acquistato 3000 viti (sei scatole da 500 pezzi ognuna) di diverse misure, di quelle che si usavano una volta, ora si che potevo completare il restauro di un pezzo antico con accessori che forse non hanno gli stessi anni ma che non ne deturpano lo stile.

Lucidato il mobile evitando di dargli un aspetto troppo brillante che a mio avviso non sarebbe stato in accordo con l'età, ho rimontato tutti i componenti interni ed ho riacceso finalmente la radio rinata dalle ceneri! (vedi foto da 39 a 46)

L’ultima cosa che mi resta da fare è il pannello posteriore, di cui la radio mi è giunta priva, e di cui non ho alcuna idea di come potesse essere all'origine.

Per ora non lo faccio e spero che dopo questo articolo qualche possessore di un apparecchio simile, anche se non proprio uguale, mi possa inviare una foto per riprodurlo.

Allegati

Carlo Di Spes, 16.Jan.07

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Dopo molte ricerche e con la collaborazione di alcuni amici ho reperito parte della documentazione originale della radio in oggetto. La non buona qualità della grafica dello schema e di alcuni testi mi ha indotto ad effettuare un lavoro di recupero che vi sottopongo, unitamente ai documenti originali.

Lo schema è stato il lavoro più impegnativo, realizzato in maniera vettoriale, è il risultato di una attenta rilettura dello schema originale integrato nelle parti illegibili da un meticoloso rilievo dei circuiti operato sull'apparecchio che sto restaurando.

I files che allego sono in PDF, chi avesse necessità del vettoriale me lo può richiedere gratuitamente.

Quando avrò completato il restauro vi racconterò tutta la storia, magari in un'altra parte del sito.

Allegati

Carlo Di Spes, 05.Oct.06

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